‘Rivista una specie’ nasce fondamentalmente come strumento per restituire al libro la sua importanza carismatica e primaria in qualità di mezzo informativo ma soprattutto formativo per le persone, un mezzo con il supporto del quale possano ancora crearsi dibattiti o discussioni, controversie o condivisioni di idee, o dal quale trarre spunti per arricchire il proprio sapere.
Abbiamo dunque intenzione di ridare al libro l’antico valore di un tempo, di fare in modo che resista ai continui attacchi di ‘tecnologite acuta’ ai quali siamo costantemente sottoposti nei tempi moderni in cui viviamo, di considerarlo ancora il principale focolaio per riaccendere in noi la fiamma del sapere.
Effettivamente nei tempi moderni sono cambiati nettamente i modi di leggere, non solo perché fondamentalmente siamo cambiati soprattutto noi, sempre più iperattivi e stressati dalla nostra opprimente quotidianità e con sempre meno tempo a disposizione per poterci lasciar assorbire completamente nella piacevole lettura di un testo, ma anche perché l’avanzare incessante della tecnologia e dei suoi milioni di prodotti ci allontana e ci distrae inesorabilmente da quello status di continua curiosità e voglia di confronti che era peculiare delle sane letture di un tempo e che oggi invece risulta quasi scomparso perché disperso nel mare dell’industrializzazione e del progresso.
Restituire al piacere della lettura anche le varie sfaccettature somatiche e comportamentali che è capace di creare in noi provocando sinceri sorrisi o anche sommessi borbottii, facendoci sobbalzare con le emozioni che ci regala, o addirittura leggere ad alta voce quando siamo totalmente compenetrati in un testo e attuiamo come fossimo il noi personaggio principale, è il nostro vero obbiettivo; leggere deve ritornare ad essere una emozionante attività mentale fatta di osservazione ed analisi ma anche di interazione ed espressione delle emozioni che proviamo, e dobbiamo fare qualcosa sùbito, prima che sia troppo tardi e che si perda del tutto la speranza.
Se diamo un’occhiata ad alcune statistiche, ci rendiamo conto di un dato davvero inquietante che non può non attirare la nostra attenzione; secondo recenti ricerche infatti, più del 55 % degli italiani si considera un ‘non lettore’ e dichiara, purtroppo, di non aver mai aperto un libro che non sia stato scolastico in tutta la vita, o perlomeno di leggere meno di un libro all’anno. Assistiamo dunque ad un periodo storico dove sicuramente non mancano scrittori e buone opere, un momento nel quale il vero problema non è la mancanza di idee o di fantasia di chi scrive, ma la totale assenza di stimoli e la crescente apatìa di chi legge e non sa farlo in modo costruttivo, lasciandosi trascinare dalle emozioni ed interagendo come se davvero fosse parte integrante del racconto che legge.