Recensione di ‘Possibilities’, il libro autobiografico di Herbie Hancock

Chi ama il piano, chi nutre una forte passione per la musica in genere, chi è attratto dalle storie di vita di chi la musica l’ha vissuta dal suo interno, non può non appassionarsi a Possibilities, il libro autobiografico di quel mostro sacro del jazz che è Herbie Hancock. In Possibilities, questro grandissimo compositore e maestro di piano nato negli anni ‘40 esterna le sue personalissime riflessioni sui circa 70 anni di musica che hanno riempito la sua vita e continuano a riempirla ancora oggi mentre lui, ottantunenne, continua tranquillamente la sua attività.

Il libro scorre piacevolmente partendo da quello che fu il suo primo approccio col magico mondo della musica, passando per le sue prime lezioni di pianoforte classico, le prime apparizioni in pubblico, e le esperienze in super-band, fianco a fianco con altri mostri sacri della musica come Miles Davis, Stevie Wonder, Wayne Shorter, Joni Mitchell. Possibilities è dunque un preziosissimo contributo alla letteratura jazz, scritto peraltro da un uomo che il jazz lo ha inventato e vissuto come pochi altri, ed è un libro che non può assolutamente mancare sugli scaffali della nostra libreria di casa.

Chi è Herbie Hancock

Per chi non lo conoscesse bene, lui si chiama Herbert Jeffrey Hancock, per gli amici semplicemente Herbie, ed è uno dei più grandi pianisti, tastieristi, nonchè compositori, che la musica abbia mai avuto il piacere di accogliere nel suo magico mondo. A soli 7 anni il piccolo Herbie era già alle prese col pianoforte, e apparve subito chiarissimo che ci si trovava di fronte ad un bambino prodigio; da li a poco iniziarono anche le sue esibizioni in pubblico in alcuni locali notturni di Chicago, cosa che iniziò a far parlare di lui anche in ambienti più professionistici.

Nel 1961 viene contattato dal trombettista Donald Byrd che lo invita a far parte della sua band a New York, e nello stesso periodo l’etichetta discografica Blue Note gli offre anche il suo primo contratto; l’anno successivo Hancock sforna il suo primo album dal titolo Takin’off, nel quale è contenuta una speciale versione di Watermelon Man (una delle sue composizioni più famose), impreziosita da incredibili arrangiamenti di percussioni eseguiti dal grande Mongo Santamaria. Il 1963 apre definitivamente le porte del successo ad Herbie Hancock, che entra stabilmente a far parte della super-band di Miles Davis, conoscendo in quella occasione anche altri colleghi del calibro di Ron Carter, Tony Williams, e Wayne Shorter.

Tra musica jazz e buddismo

‘Il buddismo serve a trasformare la propria vita’, sostiene fieramente ancora oggi l’ottantenne Herbie Hancock, ‘la fonte della mia musica è la mia vita, e se cambia l’una cambia anche l’altra’, continua il musicista; in pratica la sua filosofia di vita è racchiusa tutta in queste poche ma significative parole, parole con le quali il genio della tastiera ammette che, prima di praticare il buddismo si riteneva un semplice musicista, ma che poi, proprio grazie ad una sorta di lavoro introspettivo iniziato di pari passo con il suo avvicinamento alle pratiche buddiste, improvvisamente si è dato conto di essere un uomo che fa il musicista, ma che oltre a quello fa anche il padre, il marito, l’amico, ed il buddista per l’appunto.

‘Grazie al pensiero buddista ho capito che non dovevo esclusivamente volgere la mia ricerca alle sole note, al suono giusto da utilizzare, o alla tonalità giusta nella quale suonare, ma mi sforzavo piuttosto di capire bene quale fosse il messaggio che desideravo arrivasse alla gente attraverso la mia musica, cosa che ho sempre ritenuto importante e basilare per il lavoro che faccio’. Questo in sintesi l’Hancock-pensiero, una serie di riflessioni riprese anche in seguito nel libroStorie di vita, jazz e buddismo, scritto in collaborazione con il suo grande amico Wayne Shorter ed il filosofo e pensatore buddista Daisaku Ikeda.

Recensioni su ‘Possibilities’

In Possibilities il crack del piano passa al setaccio i suoi settant’anni di jazz vissuti non solo come semplice ‘esecutore’ di musica, bensì come vero e proprio innovatore, avendo egli esplorato ogni genere musicale in lungo ed in largo scambiando emozioni con quasi tutti i migliori musicisti del mondo; tutti e tre gli autori di Possibilities descrivono diversi aspetti delle loro vite, e sottolineano quanto sia importante il continuo processo di rinnovamento che pone in strettissima correlazione la creatività di un artista con la ricerca religiosa e spirituale.

La musica capace di toccare l’anima di una persona si trasmette con una immediatezza di gran lunga superiore a quella che invece non possiede questa prerogativa’, afferma il maestro spirituale Daisaku Ikeda, ‘e nutre i cuori di innumerevoli altre persone’, continua lo stesso filosofo buddista nonché co-autore del libro insieme a Wayne Shorter ed allo stesso Hancock, esortando il lettore ad effettuare questo tipo di lavoro introspettivo su se stesso, anche nel caso non si tratti di un musicista come Hancock o Shorter.

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