Recensione di Broken Music – Sting

Non tutti forse sanno che Gordon Matthew Thomas Sumner (in arte Sting) prima di affermarsi come cantante e rockstar di livello mondiale era un ragazzo molto semplice e genuino come tanti altri, un ragazzo che ha trascorso un’infanzia abbastanza movimentata e ricca di avvenimenti che hanno contribuito senza dubbio a formarlo ed a prepararlo alle difficoltà della vita.

Nato il 2 Ottobre del 1951 a Wallsend, un piccolo sobborgo della città inglese di Newcastle, e figlio di un lattaio e di una casalinga, Sting appare già in tenera età molto appassionato alla musica e totalmente rapito ed affascinato dalle sue combinazioni armoniche e melodiche; inizia infatti già da subito ad ascoltare ripetutamente tutti i dischi in vinile che trovava in casa ed a toccare per la prima volta i tasti di un vecchio pianoforte della mamma per fare i suoi primi esperimenti musicali rinchiuso in una stanza.

Col passare degli anni il ‘pungiglione’ inglese inizia la sua opera di autoconvincimento che fare il musicista ed il cantante poteva diventare per lui un vero e proprio mestiere con il quale guadagnarsi da vivere e, considerata anche la sua totale repulsione verso qualsiasi tipo di lavoro comune o tradizionale che considerava estremamente noioso, quest’impulso risultò alla fine fondamentale per gettare le basi della sua lunghissima e gratificante carriera.

Broken music oltre ad essere un libro autobiografico scritto molto bene (non dimentichiamo che è stato tra le tante cose anche insegnante di lettere e filosofia) in cui lui parla sempre in prima persona della sua vita familiare e professionale, è anche una chiara dimostrazione del suo indubbio talento di narratore e di scrittore; molto notevole è infatti la sua capacità di raffigurare con poche parole una scena o una situazione realmente vissuta, arrivando in modo diretto a colpire il lettore naturalmente e senza fronzoli.

Come si articola Broken music

Broken music (brandelli di musica) si apre con il fedelissimo racconto di un suo viaggio a Rio de Janeiro in compagnia della moglie Trudie Styler, ma il vero e proprio ‘viaggio’ è quello che descrive proprio all’inizio del libro e che racconta la sua esperienza con l’ ayahuasca che, dopo aver assunto in piccola dose sempre in compagnia di Trudie, lo riportò a rivivere avvenimenti ed esperienze passate in uno status di trans mistica nel quale si erano lasciati entrambi trascinare da un santone indigeno col preciso scopo di autopsicoanalizzarsi.

Il racconto, davvero molto bello e descrittivo in ogni suo capitolo, si sviluppa basicamente attorno alle sue prime esperienze musicali relazionate con i problemi familiari dovuti alle condizioni di quasi miseria in cui versavano, alla conseguente carenza di affetti, ed alla quasi assenza di qualsiasi forma di contatto o comunicazione tra i membri della famiglia stessa, passando per tutti i singoli momenti e le varie esperienze di vita che ha avuto.

Riassumendo in poche parole, Broken Music è una piacevole lettura scritta da una persona semplice che racconta come è diventata famosa lottando e credendo in uno stesso ideale per tutta la sua vita.

Rapporti familiari disastrosi e conflittuali

Quasi tutto il libro, opera molto introspettiva oltre che una semplice autobiografia, verte sul fedele racconto dell’infanzia di Sting e della sua adolescenza, palesemente marcata dai continui conflitti familiari e da vicende di infedeltà; l’autore racconta in ogni piccolo dettaglio la sua grande difficoltà di adattarsi al mondo lavorativo di quell’epoca ed il crescente bisogno di incontrare il suo spazio all’interno del mondo della musica, considerato invece da tutti effimero e privo di qualsiasi certezza o stabilità economica.

Il padre, un uomo modesto che ripartiva latte per le case della piccola cittadina di Wallsend sulle rive del fiume Tyne, trovava spesso consolazione nell’alcool per evitare qualsiasi forma di comunicazione con i familiari, ed aveva inoltre un carattere molto chiuso che gli impediva addirittura di esternare una qualsiasi forma d’affetto come potrebbe essere una semplice carezza o un bacio affettuoso. Sting ha sofferto molto questo tipo di apatia familiare, iniziando a fare piccoli lavoretti per guadagnare qualche soldo, poi immediatamente investito nell’acquisto di un nuovo disco o di uno strumento musicale.

Incontro con Stewart Copeland e nascita dei Police

Mano a mano che il racconto si sviluppa e si articola, Sting racconta le sue prime esperienze musicali di quando era ancora giovanissimo e, per pochi spiccioli di ricompensa, già suonava in alcune festicciole di paese oppure in qualche bar per animare la clientela; è di questo periodo la sua esperienza con i ‘Last Exit’, gruppo col quale lui iniziò la sua fase di ricerca e sperimentazione musicale e compose i primi brani.

Contemporaneamente alla sua crescente maturità musicale, Sting si fa notare anche per un buon utilizzo della lingua ed una spiccata originalità nel comporre testi; fu così per caso che avvenne proprio in questo periodo il suo incontro con Stewart Copeland (futuro batterista dei Police) e suo fratello Miles, che divenne presto il manager ufficiale della band, e da qui inizia poi la storia della fantastica band rock che tutti conosciamo.

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